Plastica monouso? La Puglia dice STOP!
La plastica va in vacanza
Se vuoi approfittare di un prezzo vantaggioso è il momento adatto per prenotare le vacanze estive. Si sa, prima prenoti e più risparmi. Stai optando per la Puglia? Stai pensando di goderti la tanto gettonata Gallipoli? Musica, sole, mare e trasgressione. O perché non godersi le acque splendidamente cristalline di Punta Prosciutto con la sua caratteristica sabbia fine e così bianca? Dimentichiamo la spiaggia di Zaiana e la sue dune ricoperte di acacie e gigli bianchi? Io non vedo l’ora di visitare la spiaggia di Pescoluse, le Maldive del Salento, letteralmente uno dei paradisi terrestri della nostra bella Italia. Ma attenzione, se vuoi andare in Puglia faresti meglio a lasciare volontariamente a casa la plastica, oltre tuo marito. Perché ? Perché in Puglia la plastica va in vacanza.
La Puglia vieta la plastica in spiaggia
“La Puglia anche questa volta è all’avanguardia. Siamo la prima regione in Italia a rinunciare alla plastica per salvare la bellezza del nostro mare.”
Con questo post su Facebook, il 7 Marzo scorso, Raffaele Piemontese, assessore regionale al bilancio con delega al demanio marittimo, ha ufficializzato il divieto della plastica monouso sulle spiagge pugliesi. Già da questa estate 2019 piatti, bicchieri, cucchiai, forchette in plastica non compostabile non potranno più godersi il sole e l’acqua dei litorali salentini. Vietate più delle discutibili battute di Paolo Ruffini in prima serata, la Puglia anticipa di ben due anni la direttiva Europea che imporrà il divieto di commercializzazione e uso degli oggetti di plastica usa e getta.
Il mio orgoglio è salvo! Durante le vacanze estive, un piatto di plastica riusciva ad abbronzarsi più di me.
La proposta, l’intesa e le Ecofeste
“Lo abbiamo stabilito oggi pomeriggio con i rappresentanti dei sindacati dei balneari e delle associazioni ambientaliste per il confronto sull’ordinanza balneare 2019.”
D’intesa con il presidente Michele Emiliano, ho proposto ai rappresentanti degli stabilimenti balneari, che hanno condiviso all’unanimità, la decisione di dire stop, sin da questa stagione estiva, alla plastica sui nostri lidi!”
La proposta è chiara. La Puglia diventa sempre più green e ecologicamente all’avanguardia. La difesa del patrimonio naturale marittimo del tacco d’Italia risulta quindi essere uno degli obiettivi primari della Regione Puglia che concederà una dotazione finanziaria (circa 250.000€) a tutti quei Comuni che, in occasione di sagre, manifestazioni pubbliche, feste patronali garantiranno l’aspetto “plastic free” dell’evento. Trattasi delle annunciate Ecofeste. Vietata sulle spiagge, bandita dalle feste. Questa plastica mi ricorda il ragionier Ugo Fantozzi.
Perché stiamo e CI stiamo uccidendo
Perché si è arrivati a decretare tale divieto? La risposta è all’ordine del giorno. Segui i telegiornali? Recente, ma certamente non ultima, triste conseguenza di una scellerata condotta di noi esseri umani, è il ritrovamento di un capodoglio spiaggiato sulle rive di Cala Romantica, in Sardegna. La notizia, per quanto spiacevole, non manifesta tutta la gravità della situazione, se non fosse per il fatto che all’interno dello stomaco del gigantesco cetaceo sono stati rinvenuti 22 chili di oggetti di plastica tra teli, buste, reti, posate monouso e oggettistica di ogni tipo. Solo un terzo dello stomaco era occupato da becchi di calamaro, di cui i capodogli vanno ghiotti, che l’animale non riusciva a mandar giù per l’ostruzione totale del tubo digerente.
Vuoi la ciliegina sulla torta ? L’esemplare di capodoglio ritrovato era di genere femminile, incinta. Tra bottiglie, reti aggrovigliate, cannucce e svariati contenitori l’animale aspettava un feto di due metri e mezzo, probabilmente già senza vita al momento del ritrovamento.
La triste verità…
La verità è una, insindacabile e indiscutibile: stiamo uccidendo il pianeta, quindi noi stessi. I danni ambientali causati dalla plastica sono enormi e disastrosi. La plastica è causa del 70% dell’inquinamento dei nostri oceani. Sai la quantità di plastica che gettiamo in mare ogni anno? Otto milioni di tonnellate annue. Come prodotto artificiale e industriale è quello a più lunga conservazione. Avrai sicuramente letto altrove che la plastica impieghi centinaia di anni per biodegradarsi. La verità, altra triste verità, è che non si biodegrada mai. Le conseguenze possono essere di diverso tipo:
- Causa la morte di numerose specie animali.
- Se non porta alla morte causa lacerazioni e ulcere gravi.
- Dalla graduale decomposizione vengono disperse in mare le cosiddette microplastiche, che i pesci, scambiando per prede, ingeriscono.
- Le sostanze costituenti della plastica, come i ritardatori di combustione, si trasferiscono ai tessuti grassi dell’animale, cioè, quelli che mangiamo. Praticamente ci nutriamo di ciò che buttiamo nella spazzatura (che bello, vero? Non ho mai seguito una dieta a base di plastica).
Ennesimo crudo aspetto di questa dolente questione è che la plastica che ritroviamo in superficie non è altro che il 20% di tutta quella che inquina i nostri mari. L’80% sai dov’è? Sul fondale. Un po’ come quando si butta la polvere sotto il tappeto, in questo caso un tappetto d’acqua grande migliaia di chilometri, che crediamo lo sia abbastanza da divorare e distruggere ogni tipo di oggettistica prodotta in plastica, ma abbiamo equivocato tutto, è invece il mare ad esserne divorato.
Multe fino a 500€
La Puglia vuole difendere i suoi mari, i suoi due mari che la accarezzano per 800km di coste. Si pone come esempio italiano in difesa dell’ambiente. Le sanzioni in caso di utilizzo e vendita di plastica monouso non biodegradabile vanno da 50€ a 500€. Vuoi rilassarti godendoti e assaporando la brezza marina sullo sfondo dei cespugli di ginestre e gigli marini di Porto Selvaggio? Ricordi la tua ultima scottatura presa sotto il sole? 500€ di multa scotteranno molto molto di più. Evita l’uso di posate, cannucce, piatti, contenitori in plastica monouso se non vuoi rovinarti la giornata, e lo stipendio.
La Puglia ambientalista
La Puglia non è nuova a queste iniziative ambientaliste.
- A Barletta l’amministrazione ha avviato un progetto, chiamando a raccolta pescatori e ormeggiatori, incaricati di “pescare” la maggior quantità di plastica possibile dalle correnti marine circostanti, per poi scaricare il bottino alla Barsa che provvederà al riciclo.
- A Taranto è ben nota l’inchiesta sull’ILVA, che non smette di smuovere i cittadini stanchi di assistere giorno dopo giorno alla lenta morte della propria terra e dei propri cari. Legambiente non demorde nel chiedere un decreto legge per la valutazione dell’impatto ambientale e sanitario dello stabilimento siderurgico.
- Il 15 marzo studenti, associazioni e liberi cittadini pugliesi sono scesi nelle piazze di tutta la regione per il Global Strike for Future, per spingere i Governi Mondiali a prendere provvedimenti contro l’emergenza climatica.
- l’Arpa, (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente) ha avviato il progetto «Estate sicura» per il controllo dell’acqua acqua dolce. Con l’obiettivo di prevenire salmonella e legionella verranno prelevati entro il 18 luglio, in particolare in centri alberghieri, più di 700 campioni tra alimenti e acqua potabile.
L’esempio Pugliese
La Puglia si pone come baluardo nella strenua difesa dell’ambiente. Nel caso specifico la lotta alla plastica si configura come simbolo fondamentale della complicatissima lotta contro l’inquinamento dei mari, contro la progressiva e lenta morte del nostro mondo, nel tentativo di sensibilizzare non solo i cuori, ma le menti di chi nemmeno immagina che tra pochi anni il peso di tutta la plastica presente in mare supererà il peso di tutte le creature che popolano l’immensa distesa azzurra chiamata oceano. Sta a noi decidere se questo oceano debba essere fatto d’acqua oppure da cannucce monouso o contenitori di detersivi. L’ormai collaudata espressione “Il mare è così grande, personalmente il problema non mi tocca, sono lontano dal problema” non funziona più, il problema è molto più vicino di quanto pensi, e chissà forse proprio in quell’orata che stai gustando. Pensaci. Meglio la plastica o la salute?
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